Andare via per sempre oppure no?
C’è chi trova il coraggio, spinto da molteplici fattori, ad abbandonare tutto e partire per un viaggio di sola andata.
Una vita che ha regalato amarezze, un lavoro non gratificante, oppure la semplice voglia di intraprendere un percorso di vita differente.
Differente da cosa, vi chiederete? Da quei canoni che la società ci impone; se tutti lo fanno vuol dire che è quella la via giusta.
Studiare, trovare un lavoro, comprare una casa, “metter su famiglia”.
C’è chi, invece, certe “regole” non ha proprio voglia di rispettarle e sente l’esigenza di intraprendere una vita “on the road”. Molto spesso lavorano come “nomadi digitali”, una nuova categoria nata con l’avvento di internet.
C’è chi invece, come me (nel momento in cui scrivo, perché nella vita mai dire mai), sceglie di partire per poi ritornare.

( Photo by Austin Distel on Unsplash )
Dove tutto è iniziato
Dopo la prima esperienza oltreoceano, a New York, decisi che girare il Mondo era la mia nuova passione; probabilmente ero un “wanderlust” ma non lo sapevo. La seconda esperienza valutai di farla dall’altra parte del Mondo, all’opposto come latitudine e come cultura rispetto a New York: l’anno successivo andai in Thailandia. Dopo due esperienze completamente diverse tra loro, ma egualmente affascinanti, mi sentivo pronto ad una “vera” esperienza da viaggiatore. Un viaggio lungo, impegnativo, itinerante, attraverso non uno ma ben due Paesi. Fu così che nel 2016 optai per Perù e Bolivia.
Il mio viaggio più intenso
Quando, alla domanda: “quanto tempo starai fuori?”, risposi “46 giorni” , vidi diverse facce allibite. Io, che fino a due anni fa non mi muovevo dalla mia terra neanche dietro minaccia di attacco nucleare, stavo per andare dall’altra parte del Mondo per un mese e mezzo. La vita riserva quotidianamente sorprese, talvolta belle, altre brutte; i cambiamenti sono all’ordine del giorno, alcuni momentanei, altri permanenti e radicali. Io ero cambiato: avevo capito l’importanza di un viaggio, di una scoperta.
Avevo imparato quanto fosse sorprendente vedere con i propri occhi un grattacielo di New York così come un villaggio minuscolo della Thailandia, un monaco buddista e un artista di strada a Berlino, una guardia inglese e un pescatore.
Tutto ciò che è scoperta, novità, diverso dalla nostra quotidianità per me è crescita personale, stimolo per continuare a viaggiare, ad ammirare di persona nuovi scenari, ad assaggiare nuove pietanze, a godere dei sorrisi dei bambini, l’unica cosa immutata in ogni Paese, in ogni colore di pelle.
Perù e Bolivia, ricordi indelebili

(Montagne arcobaleno in Perù)
Con questa sete di scoperta mi avventurai in quella fantastica esperienza; tanti giorni zaino in spalla attraverso 2 Paesi, prendendo 7 aerei, visitando 9 grandi città, cambiando 28 letti in 46 giorni, percorrendo 500 km a piedi e oltre 6.300 nei vari spostamenti, passando da Lima sul livello del mare ai 5.200 metri della montagna arcobaleno. Eppure quei 46 giorni volarono via, passati in un batter d’occhio; l’ultima sera mi trovavo in una camera d’albergo mentre fuori pioveva, ininterrottamente, dalla sera precedente.
Mentre preparavo il mio zaino, come se fosse ieri, ero sicuro che se avessi potuto vedermi stando di fronte, avrei visto una persona serena, appagata, felice di tornare a casa. Sì, felice; non era il classico weekend fuori porta, quello che finisce prima ancora di aver realizzato che si è altrove. Quello è stato un viaggio lungo, costruito per mesi e vissuto senza fretta, senza stress, senza troppe scadenze. Un percorso goduto appieno, che ha lasciato ricordi indelebili.

Partire per poi ritornare nel proprio “Mondo”
Un viaggio completo perché ha avuto un inizio e una fine; una fine che corrispondeva con il riabbracciare una mamma, un fratello, una cognata e idealmente un nipotino che lei felicemente all’epoca portava in grembo.
Felice di partire per poi ritornare e condividere quell’esperienza con i tanti amici per i quali conti, da non poter raccontare, purtroppo, a chi avresti voluto. Un viaggio è un’emozione che inizia tanti mesi prima, quando scegli la destinazione, che continua quando lo programmi e che esplode quando parti.
Quella stessa emozione non finisce il giorno in cui chiudi le valigie per tornare a casa; durerà mesi, anni, forse per sempre. Ti basterà sfogliare vecchie foto, vedere un servizio in TV, parlarne con una viaggiatore. Ecco, quell’esperienza riaffiorerà prepotentemente, riconducendoti lungo quel cammino. Tornare da un esperienza del genere, ti fa apprezzare di più la quotidianità, ti dà lo stimolo per pensare alla prossima meta, ti riconduce nuovamente dalle persone che ami. Un viaggio insegna sempre qualcosa: a me questo, che sono felice di partire per poi ritornare.